Le intolleranze alimentari derivano dall'impossibilità dell'organismo di processare "correttamente" un dato alimento, a causa di alterazioni sia anatomiche che funzionali presenti a livello intestinale.

Le intolleranze alimentari sono differenti dalle Allergie Alimentari (mediate dagli anticorpi IgE) e responsabili di reazioni 'pericolose' quali schock anafilattici.

Le intolleranze, infatti, non provocano mai reazioni violente ed immediate dell'organismo e per questo sono spesso difficili da identificare e ricollegare all'assunzione di un determinato alimento.

Si tratta di reazioni causate o da componenti di un alimento -intolleranze di tipo farmacologico- o dalla mancanza nel nostro organismo di un enzima che serve per metabolizzare un componente di quel determinato alimento -intolleranze enzimatiche- o ancora da meccanismi sconosciuti o pseudo allergie (agli additivi, per esempio) .
Tra le prime (farmacologiche) sono comprese le reazioni a istamina, caffeina, teobromina, serotonina.

Le intolleranze di origine enzimatica sono dovute all'incapacità di gestione di un determinato componente per deficit enzimatico. Alcune intolleranze alimentari sono malattie relativamente rare e quasi tutte congenite, spesso gravi, come l'intolleranza ereditaria al fruttosio o il favismo.
L'unico esempio di deficit enzimatico (e quindi di intolleranza) acquisito nell'età adulta è quello dell'intolleranza al lattosio, lo zucchero del latte, causata dalla mancanza dell'enzima che serve per digerirlo e per consentirne l'assorbimento.
L'intolleranza al lattosio va tenuta ben distinta dall'allergia al latte, che invece si manifesta generalmente solo nel lattante, è diretta contro una proteina e non contro il lattosio e scompare col terzo anno di vita ed è contro scatenata da una particolare proteina presente nel latte (materno, vaccino o ovino che sia).
In continuo aumento sono le intolleranze agli additivi, come i solfiti e il glutammato.
Particolarmente diffusa nell'area mediterranea è inoltre l'intolleranza al glutine, o meglio ad alcune sue componenti, meglio nota come morbo celiaco o celiachia.

Attenzione: al contrario di quanto avviene nelle allergie, l'entità della reazione avversa in un'intolleranza alimentare dipende dalla quantità di alimento ingerita: piccole quantità danno reazioni lievi o addirittura nessuna reazione evidente.

Spesso i cibi verso cui si sviluppa un'intolleranza sono per lo più quelli che consumiamo in quantità maggiori e continuativamente. L’introduzione ripetuta di determinati alimenti è in grado di attivare il sistema immunitario, che per un certo periodo (finché non viene superato uno specifico "livello di soglia") compensa il sovraccarico, reagendovi come usa fare nei confronti di minacce sospette: innesca una risposta infiammatoria.

Non si diventa quindi intolleranti da un giorno all'altro ma con un processo lento di saturazione della possibilità del nostro organismo di processare correttamente uno o più alimenti.

Gli alimenti che più frequentemente provocano intolleranze, come già detto, sono generalmente quelli che maggiormente consumiamo e in particolare i cibi 'raffinati' che subiscono processi industriali. Sono contenuti in moltissime preparazioni alimentari perchè vengono introdotti in questi cibi come additivi (farine bianche, oli e grassi vegetali, lieviti, latte, uova...) ma NESSUN ALIMENTO PUO' ESSERE ESCLUSO dalla lista di alimenti che possono provocare intolleranze.

E poi si aggiungono altre condizioni di infiamazione cronica dell'intestino come nell' uso di farmaci (antibiotici, antinfiammatori etc), nelle condizioni di stress mentale o dopo interventi chirurgici , tutti questi elementi (alimentari e non) possono determinare un'alterazione delle funzioni di assorbimento e di difesa immunitaria svolte dal nostro intestino.

I problemi derivanti da una intolleranza alimentare sono diversi:

  • crampi addominali
  • meteorismo
  • diarrea,
  • stipsi
  • stanchezza cronica
  • cefalea
  • dermatite
  • infezioni delle vie respiratorie ricorrenti
  • candidosi cronica
  • dolori articolari

Il passo successivo sarà provare ad eliminare l'alimento in questione e i cibi che lo contengono per un periodo abbastanza lungo (2-3 mesi) per disintossicare e ristabilire una buona tolleranza da parte dell'organismo.

Se l'intolleranza non è grave basta anche ridurre il consumo settimanale sempre per un periodo di 2 o 3mesi circa.

Scoprire, attraverso un TEST PER LE INTOLLERANZE ALIMENTARI i cibi "critici" e impostare un programma calibrato di rieducazione alimentare, che preveda come e quando contemplarli a tavola, ha come effetto primario la diminuzione dello stimolo infiammatorio


​INTOLLERANZE ALIMENTARI E CONTROLLO DEL PESO (VERO O FALSO?)

Ci sono persone poi che non conoscono la fame nervosa, evitano dolci e cibo spazzatura e magari fanno anche movimento. Eppure non solo faticano a dimagrire, ma addirittura ingrassano. E la frustrazione cresce insieme al girovita. 

Negli ultimi anni si è ipotizzato (ma non validato scientificamente!!) che le intolleranze alimentari, mediante un processo di infiammazione anche di lieve entità ma cronica, potessero essere in parte coivolte nel controllo del peso.

Alcune ricerche scientifiche, tra cui una metanalisi del 2018 consultabile su PubMed, hanno dimostrato che l'infiammazione, anche di basso grado, sollecita particolari cellule immunitarie - i macrofagi presenti nel tessuto adiposo - stimolandole a produrre citochine e altre molecole in grado di provocare insulino-resistenza.

E’ come se il corpo fosse indotto da una serie di segnali di pericolo, a non consumare calorie ed energia, bensì a stiparle sotto forma di depositi di grasso, proprio là dove non vorremmo.

Questo potrebbe spiegare perché, a volte, anche penalizzando il gusto in nome della linea, se scegliamo alimenti inadatti a noi e li consumiamo indiscriminatamente, otteniamo l'esito opposto a quello desiderato.