NUTRIZIONE E SINDROME PREMESTRUALE

NUTRIZIONE ED INFERTILITA'

NUTRIZIONE E DISTURBI UROGENITALI

NUTRIZIONE IN GRAVIDANZA

NUTRIZIONE IN ALLATTAMENTO

NUTRIZIONE IN PERI E POST MENOPAU​SA


Alimentazione e sindrome premestruale

NUTRIZIONE E SINDROME PREMESTRUALE 

La SINDROME PREMESTRUALE affligge milioni di donne nel mondo durante tutto il periodo riproduttivo. A soffrine è oltre l'85% della popolazione femminile, avvertendo uno o più sintomi nei giorni precedenti o durante il mestruo; tra queste donne, alcune mostrano sintomi talmente importanti da rendere difficile, se non impossibile, svolgere le normali attività quotidiane.

La sindrome premestruale può manifestarsi con disturbi dell'umore, depressione, irritabilità, emicrania, tensione mammaria, aumento di peso e ritenzione idrica.

La causa di questo fenomeno, rimane sconosciuta, e diverse sono le teorie avanzate nel tempo. Senza dubbio il cambiamento ormonale di questo periodo rappresenta una forte concausa.

Durante la fase che precede l'arrivo delle mestruazioni, si ha uno squilibrio tra estrogeni e progesterone (ormoni ovarici), che influiscono sul metabolismo della serotonina, implicata nel tono dell'umore, sul bilancio idro-salino attraverso l'ormone anti-diuretico, sulla prolattina implicata nella tensione mammaria, ma anche sulle prostaglandine implicate nella percezione del dolore e nell'infiammazione.

Su queste basi, nel tempo sono state proposte numerose terapie, come la pillola anticoncezionale, i diuretici ed i riduttori della prolattina, che tuttavia, pur avendo un effetto benefico, presentano numerosi effetti collaterali. Un certo beneficio si può comunque trarre da alcuni accorgimenti nell'alimentazione quotidiana e dall'uso di principi naturali.

Uno dei sintomi più riscontrati durante la sindrome premestruale è l'aumento di peso. Questa caratteristica è spesso dovuta ad un forte aumento della ritenzione idrica, ma in alcuni casi è aggravato dal maggior apporto di zuccheri (voglia di alimenti dolci e zuccherini) che spesso accompagna tale periodo e dall'aumento della stipsi.

Con una corretta alimentazione già a partire dalla fase premestruale è possibile ridurre gli sgraditi sintomi che possono diventare un vero e proprio problema per la donna che ne soffre.


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NUTRIZIONE PER LA INFERTILITA' 

La dieta è un fattore ambientale molto incisivo sulla infertilità, specialmente quella di coppia (sine causa), che non abbia una causa di tipo patologico. La nostra alimentazione infatti tende ad essere ipercalorica ma iponutriente perchè è monotona e spesso trascura l'assunzione di vitamine, sali minerali e nutraceutici di importanza fondamentale per il nostro organismo. Il metabolismo ne risente e i gameti (ovociti o spermatozooi) accellerano il loro processo di invecchiamento cellulare perdendo in qualità e capacità riproduttiva. 

Anche il peso corporeo può avere un ruolo importante nella fertilità.

Infatti, per poter portare avanti una gravidanza in maniera ottimale, sarebbe opportuno avere un peso che rientri nel range di normalità (vedi indice di massa corporea o BMI).In un soggetto normopeso, questo indice dà un risultato tra 18,5 e 25. Se il BMI è inferiore a 18,5 si parla di sottopeso, se è superiore a 25 si parla di sovrappeso e obesità.

Nelle donne sottopeso o in sovrappeso e in quelle che praticano un’attività fisica eccessivamente intensa o eccessiva, si può osservare una difficoltà nell’ovulazione e di conseguenza nel concepimento. Inoltre, il sottopeso della madre può rappresentare un rischio per la crescita del feto. Ricordiamo anche che in alcune donne si può osservare una difficoltà nell’ovulazione legata alla policistosi ovarica. Le donne con policistosi ovarica spesso hanno un indice di massa corporea indicativo di sovrappeso o obesità.

I fattori nutrizionali che sembrano poter ridurre il rischio di infertilità femminile sono:
Supplementazione di ferro eme (derivante dai prodotti animali) e non eme (derivante dal mondo vegetale). E’opportuno ricordare che le donne in età fertile, soprattutto se hanno un flusso mestruale molto abbondante, spesso non riescono a soddisfare con la dieta il proprio fabbisogno di ferro. In questo caso è opportuno che venga valutata, col proprio medico, la necessità di assumere un integratore nutrizionale a base di ferro.
Consumo di proteine di origine vegetale (derivanti prevalentemente dai legumi).
Corretto apporto di vitamine.
Consumo di cereali integrali
(come pasta, pane, riso…) in alternativa agli analoghi raffinati.

I fattori nutrizionali che sembrano poter invece aumentare il rischio di infertilità sono:
Consumo di latte scremato (e suoi derivati, come yogurt e gelato) al posto di latte intero (e suoi derivati). Il latte ed i suoi derivati sono fonte di calcio e di vitamina D. E’ importante ricordare che, oltre ad essere assunta con la dieta, la vitamina D può anche essere sintetizzata dal nostro organismo. Per favorire una sintesi ottimale di vitamina D occorre un’esposizione alla luce del sole moderata ma giornaliera, pari a circa 20’ nel periodo invernale e 10’ nel periodo estivo (evitando le ore più calde e le ore centrali della giornata).
Consumo eccessivo di grassi saturi, se consumati a discapito dell’apporto di carboidrati e grassi insaturi.


Inoltre, come detto, una delle principali cause di infertilità femminile è POLICISTOSI OVARICA, una condizione clinica molto frequente. E’ caratterizzata dalla presenza di numerose piccole cisti (raccolte di liquido) all’interno dell’ovaio e si associa ad alcune complicanze di tipo ormonale, tra cui:

irregolarità del ciclo mestruale, che possono associarsi ad infertilità; 
ipersecrezione di ormoni maschili (androgeni), che può causare un aumento della peluria e/o acne;
obesità

 

E’ stato osservato che nelle donne con ovaio policistico si riscontrano spesso anche alti livelli di insulina nel sangue (iperinsulinemia) e una ridotta risposta dei tessuti all’insulina (insulinoresistenza). Quest’ultima può favorire il sovrappeso e portare complicanze metaboliche (ad esempio, maggiore rischio di sviluppare diabete mellito).
E’ molto importante trattare efficacemente la resistenza all’insulina, perché se questo parametro migliora, si possono osservare, di conseguenza, una maggiore regolarità del ciclo mestruale, una minore produzione di androgeni, una riduzione dei fattori di rischio cardiometabolici.
La dieta e l’attività fisica svolgono un ruolo molto importante nel trattamento dell’insulinoresistenza nelle pazienti con ovaio policistico.

Obiettivi della dietoterapia:
• Nelle donne obese o sovrappeso, si mira a una riduzione del 5-10% del peso corporeo e al mantenimento a lungo termine del peso raggiunto;
• È importante impostare una dieta a INDICE GLICEMICO controllato. L’indice glicemico indica la velocità con la quale la glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue) si innalza a seguito dell’assunzione di un alimento. Per ridurre l’indice glicemico della propria alimentazione, sono necessari: un abbondante introito di fibre, una riduzione degli zuccheri semplici, un controllato apporto di carboidrati complessi e l’abitudine a consumare pasti completi (composti da carboidrati, proteine, lipidi e fibre) . Questo tipo di alimentazione sembra migliorare l’insulinoresistenza.

È inoltre importante impostare una regolare attività fisica, preferibilmente di tipo aerobico, a bassa intensità e lunga durata (come la corsa, la camminata, il nuoto, ecc.), che migliora notevolmente la risposta dei tessuti all’insulina.

 


NUTRIZIONE E DISTURBI

URO-GENITALI

CISTITE

La cistite è un disturbo che colpisce frequentemente le donne, fastidioso ed imbarazzante. Si tratta di un'infiammazione delle pareti interne della vescica urinaria, in genere determinata dall'azione infettiva di batteri, che se non curata può estendersi alle vie urinarie trasformandosi in uro-cistite.

I sintomi di questa infiammazione sono tipici: bruciore e dolore durante la minzione, stimolo ad urinare più frequente del normale, sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica, urine torbide. Per curare la cistite in genere il medico prescive una cura atibiotica, tuttavia, dal momento che questa infiammazione è soggetta a recidive, meglio sarebbe agire di prevenzione.

Infatti ripetute cure antibiotiche non fanno altro che indebolire ulteriormente il nostro organismo, e soprattutto creano squilibri alla flora batterica intestinale, una condizione che, per l'appunto, facilita l'azione patogena dei germi. Un vero e porprio circolo vizioso che va interrotto prima della ricomparsa della malattia.

Come??? Rinforzando il sistema immunitario dall'interno attraverso un'alimentazione mirata. La natura, fortunatamente, ci viene in soccorso, offrendoci tanti rimedi naturali sotto forma di frutti e prodotti alimentari comuni. 

Seguendo una dieta equilibrata e variata, in cui si provilegino gli alimenti salutari e ricchi di antiossidanti, ammalarsi di cistite sarà sicuramente molto più difficile.

 

CANDIDOSI

(come sta il MICROBIOTA INTESTINALE?)

La candida (candida albicans) è un parassita appartenente alla famiglia dei miceti (funghi), ed è responsabile di un nutrito gruppo di patologie che va sotto il nome di candidosi. 

La candida è specialmente nota perché causa spesso infezione vaginale, oltre che del cavo orale (mughetto) e della pelle. La famiglia dei funghi include muffe e lieviti. I lieviti sono dei funghi unicellulari che si moltiplicano molto rapidamente in un ambiente acido, ricco di zuccheri e amidi. Non tutti sanno che nel 97% degli individui la candida è presente nel tratto intestinale in forma di spora.

Errori alimentari, farmaci, disbiosi e immunodepressione determinano la trasformazione del lievito dalla forma di spora a quella vegetativa. Si ha quindi la formazione di metaboliti tossici tra cui l’acetaldeide (simile alla formaldeide) con disturbo della sfera neuropsichica, e la colonizzazione della mucosa intestinale e delle mucose degli organi vicini (vagina, vescica, uretra).

Quando la candida colonizza l’intestino, dove risiedono delle sostanze chiamate enzimi, indispensabili per digerire ed assimilare i cibi quotidiani, questa funzione fondamentale è inibita. Ciò provoca rallentamento della digestione, intolleranze alimentari, meteorismo ed altri sintomi a carico del sistema digerente. L’eccessivo accrescimento di questi parassiti intestinali interferisce anche con l’assorbimento ed il metabolismo dei nutrienti essenziali: aminoacidi, vitamine e minerali.

Chi soffre di candida vaginale sa che è difficile eradicarla, e che in genere è recidivante. Questo perché spesso si effettua solo una terapia farmacologica topica (lavande, ovuli) trascurando la candidosi a livello intestinale.

NON ESISTE CANDIDOSI VAGINALE SENZA CANDIDOSI INTESTINALE

Tra l’altro le ripetute cure locali della candida vaginale indeboliscono il sistema immunitario indebolendo così le difese stesse dell’organismo. Sono molte le cause della candidosi, ma sicuramente la causa principale è la disbiosi, ovvero la riduzione della flora batterica intestinale, spesso causata, a sua volta, da un’alimentazione sbagliata, un abuso di farmaci quali antibiotici, antinfiammatori e psicofarmaci, un’intossicazione da metalli pesanti e altre cause ancora…

In un intestino disbiotico esiste una riduzione quantitativa della flora batterica intestinale. Ed è proprio la flora batterica intestinale a tenere perennemente sotto controllo la Candida. Ecco perché quando vengono a ridursi specie batteriche intestinali come per esempio l’Acidophilus, una delle conseguenze di questo, è proprio la proliferazione indisturbata della Candida. Essa, senza il controllo della flora batterica enterica, prolifera e lascia l’intestino migrando in sedi lontane e gradite quali la pelle, la vagina o il cavo orale.

Fondamentale, durante una terapia farmacologica anti-candida, associare anche una terapia nutrizionale. 

NON HA SENSO CERCARE DI STERMINARE LA CANDIDA CON I FARMACI E CONTEMPORANEAMENTE DARLE DA MANGIARE PERMETTENDOLE DI SOPRAVVIVERE.

Perché la Candida, per riprodursi, necessita di zuccheri: ecco spiegato perché chi soffre di Candidosi intestinale spesso ha un’attrazione esagerata nei confronti dei dolci.
 


NUTRIZIONE IN GRAVIDANZA

E' vero che seguire le regole base per una corretta e sana alimentazione è indispensabile per vivere bene, ma è altrettanto vero che un giusto comportamento alimentare incominci il prima possibile, ossia dal momento in cui si programma una GRAVIDANZA!


E 'indispensabile infatti che la donna si prepari a tale evento con assoluta responsabilità, ponendo attenzione non solo agli aspetti psicologici ma anche a quelli nutrizionali, modificando la propria alimentazione e le proprie abitudini di vita ancor prima di programmare una gravidanza, affinché il proprio benessere fisico e psicologico si rifletta sul benessere del feto e sul suo normale accrescimento.

Parlare dunque di alimentazione in gravidanza significa innanzitutto sfatare l'antico luogo comune che induce ad alimentarsi "per due" dal momento che si è "in due".

E' pure vero che durante i nove mesi di gestazione aumenta il fabbisogno energetico, vitaminico e minerale, ma è altrettanto giusto e fondamentale non lasciarsi andare in ingiustificati eccessi.

Bisogna sostenere una dieta varia ed equilibrata, in grado di soddisfare le mutate esigenze nutrizionali secondo quanto definito della linee guida nazionali e internazionali del settore (LARN e RDA): consumare pasti piccoli e frequenti, ben distribuiti nell'arco della giornata ad orari abituali, privilegiando ed alternando alimenti ad alta qualità nutrizionale. Quanto più essi sono diversi, tanto più è difficile andare incontro a deficit nutrizionali!


A tal proposito, per ottimizzare lo stato nutrizionale della gestante, acquista una particolare importanza il controllo del peso corporeo sia prima che durante la gravidanza perché l'eccessivo aumento di peso già dal concepimento o un suo eccessivo aumento durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza può favorire l'insorgere di diverse patologie quali il diabete gestazionale e l'ipertensione, nonché creare complicanze ostetriche e predisporre il nascituro ad andare incontro a sindromi di carattere metabolico (come l'obesità infantile), che possono sfociare in età adulta in vere e proprie condizioni di malattia.

 


NUTRIZIONE IN ALLATTAMENTO

Alla gravidanza segue, tranne in casi in cui non è possibile, L'ALLATTAMENTO AL SENO, un momento attraverso il quale si concretizza il forte legame tra madre e figlio e durante il quale l'alimentazione svolge maggiormente un ruolo fondamentale, poiché da essa dipende la qualità nutrizionale del latte materno, il migliore ed il principale alimento per il neonato in quanto contiene qualitativamente e quantitativamente tutti i nutrienti di cui ha bisogno fino ai sei mesi di vita.

Pertanto, la produzione del latte per la madre comporta uno sforzo energetico maggiore rispetto a quello della gravidanza; per far fronte a tale sforzo è importante che la donna conservi le buone norme alimentari che ha seguito durante la gravidanza, assumendo i liquidi necessari ed i nutrienti (quali acidi grassi, vitamine e minerali), al fine di offrirle l'energia di cui ha bisogno. E’ necessario poi ricordare altre regole ovvie e scontate che spesso vengono trascurate: Evitare di fumare, di consumare alcolici e bibite contenenti cola, caffeina e teina, sostanze eccitanti che transitano facilmente nel latte materno.


L'allattamento al seno aumenta le perdite idriche per cui, come in gravidanza, risulta indispensabile idratare continuamente l'organismo bevendo 1.5-2.0 litri di acqua al giorno, da ripartire nell'arco della giornata, prevalentemente fuori pasto ed in assenza di stimolo della sete. Tale sensazione viene percepita tardivamente rispetto al momento del reale bisogno per l'organismo!

E PER LE MAMME CHE, CONCLUSO L'ALLATTAMENTO, VOGLIONO TORNARE IN FORMA....

 Qualora i chili di troppo accumulati tardassero ad andare via, vi garantisco che non c'è nulla di cui doversi preoccupare: occorre semplicemente programmare un adeguato e personale programma alimentare di dimagrimento, ovviamente solo dopo aver terminato l'allattamento!!

 


NUTRIZIONE IN PERI E POST MENOPAUSA


La MENOPAUSA è un evento fisiologico che nella donna corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell'età fertile. Normalmente la menopausa, o climaterio, si verifica tra i 45 e i 55 anni, e viene diagnosticata quando le mestruazioni sono cessate da almeno 12 mesi. Quando si presenta prima o dopo tale arco temporale, si parla rispettivamente di MENOPAUSA PRECOCE e di MENOPAUSA TARDIVA.

L'età della comparsa non sembra dipendere da fattori come l'età della prima mestruazione (o menarca), il numero di gravidanze o l'uso di contraccettivi ormonali, risulta invece che vi sia una correlazione con l'età in cui la madre è entrata in menopausa. Dunque, l'età del climaterio sarebbe in qualche modo fissata geneticamente.

Nelle donne fumatrici la menopausa può comparire anche con tre anni di anticipo. Anche l'asportazione chirurgica delle ovaie durante l'età fertile produce, ovviamente, una menopausa precoce.

Con l'avvento della menopausa si ha una graduale riduzione della produzione degli ormoni sessuali femminili (gli estrogeni ed il progesterone) da parte delle ovaie e ciò provoca una serie di cambiamenti nella donna a livello metabolico, fisico, psicologico e sessuale.

La menopausa deve essere vissuta come un periodo unico e speciale, che merita particolari attenzioni, come seguire uno stile di vita ed un'alimentazione più che mai sana e corretta.

Le modificazioni ormonali che si verificano in concomitanza con il climaterio possono determinare alcuni disturbi. Tra questi, i più comuni sono le cosiddette "vampate", ossia improvvise sensazioni di caldo accompagnate da aumento del battito cardiaco; "episodi di incontinenza", in particolare durante sforzi muscolari o durante la notte (nicturia); "sbalzi d'umore" o "tendenza alla depressione". Questi disturbi spesso possono risolversi spontaneamente, quando l'organismo si adatta al nuovo equilibrio ormonale.

L'improvviso cambiamento ormonale (ipoestrogenismo) induce un rallentamento del metabolismo basalemotivo per il quale, mangiando come prima si ingrassa facilmente e la silouette si modifica: il grasso incomincia ad accumularsi principalmente a livello addominale e sul girovita (proprio come agli uomini) anziché sui fianchi, glutei e cosce come accade alle donne in età fertile.

L'accumulo non danneggia esclusivamente l'estetica ma implica anche un grave rischio per la salutele ossa si indeboliscono e l'apparato cardiovascolare diventa più debole e vulnerabile esponendosi così alle relative complicanze tipiche delle alterazioni del quadro lipidico, dell'assetto coagulativo e dell'insulino-resistenza.

E' proprio in tale periodo che la donna ha le stesse probabilità di manifestazioni cardiopatiche, come l'infarto del miocardio, dell'uomo. Infatti, nella donna, la presenza degli ormoni sessuali durante l'età fertile esercita un'azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari.

Gli estrogeni sembrerebbero, in particolare, avere un ruolo importante nei meccanismi di vasodilatazione, soprattutto a livello delle arterie coronarie, e determinerebbero nella donna più basse concentrazioni di colesterolo totale e, in proporzione, maggiori quantità di colesterolo HDL (il colesterolo detto ‘buono’)

In tale delicatissima fase della vita femminile, in cui l'assetto ormonale è altamente instabile, bisognerebbe prestare particolare attenzione all'alimentazione, accompagnandola da una costante e adeguata attività fisica, perché mantenersi in forma si può, anche in menopausa!

 


ebbe interessarti: http://www.my-personaltrainer.it/salute/sindrome-premestruale-alimentazione.html